Parlare nel sonno: tra sogni, discorsi e segreti sussurrati
- Parlare nel sonno è un fenomeno comune e non una malattia
- Accade per una dissociazione tra aree cerebrali durante le fasi del sonno
- Può essere favorito da genetica, stress, alcol, cene abbondanti e traumi
- Le parole dette nel sonno spesso esprimono emozioni represse
- Uno stile di vita regolare aiuta a ridurre i discorsi notturni
Chi non ha mai sentito qualcuno borbottare parole incomprensibili nel cuore della notte? Parlare nel sonno, tecnicamente sonniloquio, non è una stranezza da film horror ma una vera e propria attività extra del cervello che decide di non spegnersi del tutto. Mentre il corpo si riposa, alcune aree del cervello restano attive, dando vita a frasi scollegate, commenti filosofici o dichiarazioni d’amore totalmente fuori contesto.
Il fenomeno può manifestarsi in qualsiasi fase del sonno, sia durante la REM, quando sogniamo intensamente, sia nella NREM, la fase più profonda e rilassata. Il risultato è che possiamo sentire qualcuno declamare poesie o insultare colleghi immaginari senza che il mattino dopo ne abbia il minimo ricordo. Sì, perché chi parla nel sonno quasi mai sa di farlo.
Parlare nel sonno: significato e meccanismo cerebrale
Il significato del parlare nel sonno non va cercato nei sogni premonitori o nei messaggi segreti del subconscio, ma nella semplice disconnessione tra cervello sveglio e cervello dormiente. È come se una parte rimanesse attiva, quasi in modalità “riunione Zoom non autorizzata”, mentre il resto cerca solo un po’ di pace.
Interessante notare come la lingua parlata nel sonno resti spesso quella madre, anche per chi vive da anni all’estero. Segno che il cervello, quando è stanco, va sul sicuro. Ma attenzione: parlare nel sonno non è sempre segno di sogni felici. Può emergere da stress, apnea notturna, pasti pesanti o addirittura da eventi emotivamente pesanti vissuti nella giornata.
Parlare nel sonno e parole che dicono troppo
Uno studio recente ha analizzato centinaia di episodi notturni scoprendo che la parola più frequente è “no”. Seguono insulti assortiti e domande imbarazzanti. Pare quindi che, durante il sonno, le barriere del bon ton crollino miseramente. La fase REM è quella in cui si dicono le cose più scomode, come se il sonno offrisse un lasciapassare per liberarsi di tutto ciò che si è trattenuto durante il giorno.
Non è un caso se spesso i partner di chi parla nel sonno si svegliano con dubbi esistenziali tipo “ma con chi parlavi stanotte?” o “cos’hai detto su mia madre?”. Tranquilli, nulla di cosciente. Però certo, ascoltare può essere un’esperienza educativa.
Consigli per dormire senza microfoni accesi
Non esistono cure miracolose contro il sonniloquio, ma ci sono buone pratiche per ridurre le chiacchiere notturne. La prima è mantenere una routine del sonno regolare, con orari coerenti. Anche spegnere gli schermi almeno mezz’ora prima di andare a letto aiuta, così come evitare caffeina e alcol nelle ore serali.
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Mangiare leggero a cena e creare un ambiente buio, silenzioso e fresco può fare la differenza tra una notte di pace e un talk show involontario. Infine, se lo stress è il motore delle chiacchiere notturne, magari vale la pena affrontarlo anche di giorno, così da dare tregua a se stessi e agli eventuali coinquilini. Parlare nel sonno, insomma, non è un reato, ma forse qualche pausa al microfono può giovare a tutti.

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