Uomo sterile diventa papà dopo 18 anni grazie all’intelligenza artificiale

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Uomo sterile diventa papà dopo 18 anni grazie all’intelligenza artificiale

| 12/09/2025
Fonte: Pexels

Fertilità maschile rivoluzionata dall’intelligenza artificiale

  • Dopo 18 anni di tentativi falliti, una coppia infertile ha ottenuto la prima gravidanza grazie all’intelligenza artificiale
  • Il marito soffriva di azoospermia, una rara assenza di spermatozoi rilevabili nel liquido seminale
  • La tecnica STAR (Sperm Tracking and Recovery) individua spermatozoi rari e vitali tramite IA e imaging ad alta velocità
  • Tre spermatozoi sono stati recuperati e utilizzati per fecondare con successo l’ovulo della moglie tramite FIVET
  • Il successo apre nuove prospettive per l’infertilità maschile, ma la tecnica resta ancora sperimentale

 

Dopo quasi due decenni di tentativi, una coppia che sembrava condannata all’infertilità ha finalmente un motivo per sorridere. Il marito, diagnosticato con azoospermia, una condizione rara che rende il liquido seminale praticamente privo di spermatozoi, aveva già provato cicli di fecondazione in vitro in più paesi senza alcun risultato. La speranza sembrava ridotta al lumicino, fino a quando la coppia ha deciso di rivolgersi al Columbia University Fertility Center per tentare un approccio del tutto nuovo: il metodo STAR.

STAR, che sta per Sperm Tracking and Recovery, non è il nome di un nuovo talent show ma una vera rivoluzione scientifica. Grazie a una combinazione di intelligenza artificiale, imaging ad alta velocità e robotica, il sistema riesce a scovare anche i pochissimi spermatozoi vitali presenti in un campione quasi sterile. In pratica, mentre gli esseri umani si affannano a cercare l’ago nel pagliaio, STAR trova non uno ma tutti gli aghi nascosti in meno di un’ora.

Come l’IA ha reso fertile ciò che sembrava impossibile

Il processo è tanto semplice quanto sorprendente. Il campione di sperma viene inserito in un chip osservato da un microscopio collegato al sistema STAR. In meno di sessanta minuti, milioni di immagini vengono analizzate dall’IA, che individua gli spermatozoi vivi e li separa senza danneggiarli. Per la coppia protagonista della storia, questo significa passare da un calvario di procedure invasive a un semplice prelievo di liquido seminale trattato da algoritmi e robot.

Una volta recuperati gli spermatozoi, la fecondazione in vitro procede come al solito, con la differenza che ora l’ovulo della moglie viene fecondato da cellule vitali individuate con precisione quasi astronomica. I medici spiegano che il metodo STAR è ispirato agli algoritmi usati dagli astronomi per individuare stelle lontane: stessa pazienza, stessa precisione, risultati molto più felici.

Il futuro della fecondazione assistita con l’IA

Sebbene STAR sia ancora disponibile solo presso il Columbia University Fertility Center, l’impatto potenziale è enorme. Milioni di coppie in tutto il mondo affrontano problemi di fertilità maschile e la possibilità di recuperare spermatozoi quasi invisibili senza interventi chirurgici invasivi rappresenta una svolta significativa. L’IA, lungi dal sostituire i medici, amplifica le loro capacità, rendendo più sicuri i trattamenti e più efficaci i protocolli di fecondazione assistita.

Nonostante l’entusiasmo, gli esperti invitano alla prudenza. Si tratta ancora di una tecnica sperimentale e sono necessari ulteriori studi per confermarne l’efficacia a lungo termine. Tuttavia, per la coppia protagonista, la gravidanza è reale e la nascita prevista per dicembre dimostra che, quando la tecnologia incontra la determinazione, persino situazioni considerate impossibili possono trasformarsi in storie di successo.

Speranza e innovazione: un nuovo capitolo nella medicina riproduttiva

Il caso di Rosie, la prima donna al mondo a concepire grazie a STAR, è un esempio di come intelligenza artificiale e medicina possano collaborare per superare ostacoli apparentemente insormontabili. La tecnica non solo offre nuove possibilità a chi soffre di azoospermia, ma potrebbe cambiare il modo in cui la fertilità maschile viene trattata in futuro, riducendo il ricorso a interventi invasivi e aumentando le probabilità di successo dei cicli di fecondazione assistita.

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Il messaggio è chiaro: persino dopo diciotto anni di tentativi falliti, la tecnologia può intervenire laddove la natura sembra aver detto “no”. Con l’aiuto dell’IA, le speranze di genitorialità si ampliano, e il concetto di impossibile diventa solo una sfida tecnologica da affrontare con algoritmi e robot. In questo scenario, STAR non è solo un metodo, ma un simbolo di innovazione e resilienza nella medicina riproduttiva.

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