Il motivo per cui alcuni restano freddi anche davanti al ritornello più emozionante
- Il 5% della popolazione resta completamente indifferente alla musica, senza provare emozioni nonostante l’udito normale
- La causa principale è una disconnessione cerebrale tra le aree uditive e il nucleo accumbens, il centro del piacere
- L’anedonia musicale specifica si distingue da altri tipi di anedonia: chi ne soffre prova piacere con stimoli diversi dalla musica
- Il Barcelona Music Reward Questionnaire (BMRQ) valuta il piacere musicale su cinque dimensioni, rivelando punteggi bassi negli individui affetti
- La genetica contribuisce fino al 54% della variabilità nel piacere musicale, e alcuni circuiti legati al ritmo possono restare intatti
Per la maggior parte di noi, una canzone preferita è un biglietto diretto a brividi, battiti accelerati e voglia di cantare a squarciagola. Ma per una piccola percentuale della popolazione, circa il 5%, la musica resta solo rumore di sottofondo. Questo fenomeno, noto come anedonia musicale specifica, non ha nulla a che fare con cattivo gusto o problemi d’udito: il suono arriva al cervello, ma il piacere non scatta.
Il problema risiede nella comunicazione tra la corteccia temporale superiore destra e il nucleo accumbens, area centrale del piacere. Se questo collegamento è debole, il suono perde gran parte della sua magia. Le strutture intermedie, come la corteccia orbitofrontale e l’insula, funzionano come centralini: smistano le informazioni cariche di significato verso il circuito della ricompensa. Quando il segnale si inceppa, la musica resta neutra e non suscita alcuna reazione fisiologica come aumento del battito o della conduttanza cutanea.
Il ruolo della chimica cerebrale e della genetica nell’ascoltare la musica
La dopamina e gli oppioidi endogeni trasformano aspettativa e sorpresa in emozioni, rendendo ogni nota un’esperienza. Nei soggetti con anedonia musicale, questo meccanismo funziona con altri stimoli, ma non con la musica. Per esempio, vincere soldi o ricevere un premio continua a far scattare il piacere, segno che il nucleo accumbens non è rotto, ma semplicemente non “riconosce” le melodie come ricompensa.
Studi sui gemelli mostrano che la predisposizione genetica spiega fino al 54% della variabilità nel piacere musicale, indipendentemente dall’intonazione o dalla sensibilità generale alle ricompense. Curiosamente, alcune persone mantengono intatto il piacere legato al ritmo: il desiderio di battere il tempo o muoversi a ritmo di musica può sopravvivere anche quando melodia e armonia restano indifferenti.
Come identificare l’anedonia musicale
Per capire se qualcuno soffre di anedonia musicale, i ricercatori hanno sviluppato il Barcelona Music Reward Questionnaire (BMRQ). Questo strumento valuta cinque dimensioni del piacere musicale: evocazione emotiva, regolazione dell’umore, ricompensa sociale, coinvolgimento senso-motorio e ricerca musicale. Chi ottiene punteggi bassi in tutte queste aree mostra un interesse ridotto o nullo verso la musica, ma continua a trarre piacere da altri stimoli.
Il questionario ha rivelato un ampio spettro di risposte: da chi resta completamente indifferente, agli iper-edonici per i quali la musica è quasi indispensabile. Alcuni studi suggeriscono che stimolare il circuito della ricompensa attraverso neuromodulazione possa aumentare il piacere percepito nell’ascolto musicale, aprendo scenari interessanti per chi vuole “allenare” l’emozione uditiva.
Implicazioni e curiosità del fenomeno dell’anedonia musicale
Josep Marco-Pallarés, neuroscienziato, sottolinea che il problema non riguarda il circuito del piacere in generale, ma il modo in cui questo interagisce con specifici stimoli come la musica. Ogni senso ha percorsi diversi per attivare la ricompensa cerebrale, e la qualità di queste connessioni può determinare chi apprezza certi piaceri e chi resta indifferente.
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Infine l’anedonia musicale offre un interessante spunto: la selettività del piacere potrebbe spiegare perché alcune persone hanno passioni intense in un ambito e totale indifferenza in un altro. L’ipotesi degli autori è che, con training mirato, alcune connessioni possano rafforzarsi, mentre chi gode eccessivamente della musica potrebbe avere un ponte cerebrale particolarmente efficiente.

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- https://www.cell.com/trends/cognitive-sciences/abstract/S1364-6613(25)00178-0
- https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S1364661325001780
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