Bias cognitivo e illusione di avere sempre ragione
- È stato individuato un nuovo bias cognitivo: l’illusione dell’adeguatezza dell’informazione
- Ci fa credere di avere tutte le informazioni necessarie per un’opinione, anche se ne conosciamo solo una parte
- Uno studio su 1.261 americani mostra come opinioni si formino su basi parziali
- I partecipanti con un quadro completo erano più propensi a cambiare idea
- Riconoscere ciò che non sappiamo è fondamentale per giudicare con più obiettività
Quante volte ti sei trovato in una discussione convinto di avere ragione, con l’altra persona che, altrettanto sicura, ti guarda come se fossi tu a vivere nel torto più totale? Se ti è successo almeno una volta, potresti essere vittima di un nuovo bias cognitivo fresco di studio: si chiama illusione dell’adeguatezza dell’informazione. In pratica, ti fa sentire esperto anche quando hai solo metà dei fatti.
La ricerca, pubblicata su PLOS ONE, ha analizzato le reazioni di oltre 1.200 persone davanti a una questione ipotetica legata alla scarsità d’acqua in una scuola. A ciascun gruppo è stato dato un pezzo diverso della storia: chi ha letto solo una versione si è subito convinto di sapere tutto, mentre chi ha avuto entrambe le prospettive si è mostrato molto più cauto nel giudizio.
Bias cognitivo e illusione della completezza
La scoperta ha un nome elegante ma effetti quotidiani: l’illusione dell’adeguatezza dell’informazione colpisce quando leggiamo, sentiamo o vediamo una sola parte della realtà e pensiamo che basti a formare un’opinione. È un po’ come guardare metà di un film e poi discutere del finale con l’arroganza di chi l’ha visto tutto.
Questo bias ci ricorda un altro grande classico: il realismo ingenuo, ovvero la convinzione che la nostra visione del mondo sia oggettiva e che chiunque la pensi diversamente, semplicemente, non capisca. Una ricetta perfetta per discussioni infinite e zero aperture mentali.
Perché crediamo di sapere tutto
Il punto non è solo che ignoriamo parte delle informazioni, ma che nemmeno sappiamo di ignorarle. È l’effetto degli “unknown unknowns”, le cose che non sappiamo… di non sapere. E quando credi di avere il quadro completo, diventi meno disposto ad ascoltare punti di vista diversi.
Lo studio lo dimostra: i partecipanti che avevano accesso a entrambe le versioni della storia sono stati molto più propensi a cambiare idea. Quelli che invece ne conoscevano solo una parte si sentivano sicuri delle loro conclusioni. Peccato che fossero basate su una verità monca.
Superare il bias con umiltà e curiosità
La buona notizia? Questo bias si può aggirare. Come? Ammettendo che, a volte, potremmo non avere tutti gli elementi. Basta un po’ di sana umiltà e la voglia di ascoltare anche le “altre campane” per scoprire che il nostro giudizio potrebbe non essere così infallibile.
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In un’epoca in cui ognuno ha un’opinione forte su tutto, dal calcio alla geopolitica passando per i vaccini, il nuovo bias ci ricorda l’importanza di rallentare e chiedersi: “E se mi mancasse un pezzo?”. Non è solo una questione di verità, ma anche di convivenza civile. Insomma, non è che dobbiamo dubitare sempre di noi stessi, ma almeno essere pronti a farlo ogni tanto. Perché magari il tuo interlocutore non è così fuori strada… o magari lo sei tu. In fondo, anche il torto merita un confronto onesto.

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- https://www.focus.it/comportamento/psicologia/abbiamo-scoperto-un-nuovo-bias-cognitivo-e-ne-siamo-tutti-colpiti
- https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0310216
- https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC11463766/