Dendrocnide moroides, la Pianta dei Suicidi: causa “Dolori inimmaginabili”

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Dendrocnide moroides, la Pianta dei Suicidi: causa “Dolori inimmaginabili”

| 25/10/2023

Dendrocnide moroides: una pianta così aggressiva e pericolosa da poter “spingere al suicidio”

  • La Dendrocnide moroides è una pianta delle foreste pluviali del nord-est dell’Australia
  • Presenta foglie larghe e una sorta di “peluria” che può dare l’impressione che inviti al tatto
  • In realtà nasconde degli aculei che possono conficcarsi nella pelle per mesi interi
  • Gli aculei emettono una sostanza tossica in grado di provocare dolori lancinanti che possono durare anche anni
  • Sembra che una persona non abbia retto all’agonia e si sia tolta la vita: per questo viene chiamata anche “Pianta dei Sucidi”

 

Quando dicono che “tutto in Australia ha lo scopo di ucciderti”, non scherzano. Scommettiamo che avete sentito parlare di tutti i coccodrilli e dei ragni velenosi della zona. Ma quanti di voi conoscono una pianta che potrebbe farvi desiderare di essere morti? La Dendrocnide moroides è una pianta mortale comune alle foreste pluviali del nord-est dell’Australia. È anche conosciuta come Pianta dei Sucidi perché provoca un dolore talmente straziante che si dice abbia spinto un uomo ad uccidersi dopo averla toccata.

La pianta rilascia una “puntura” velenosa che causa un dolore lancinante al corpo umano anche se non ha alcuna reazione avversa in alcuni uccelli e insetti. La cura comporta la rimozione dei peli urticanti della pianta con una striscia di cera e il trattamento della pelle interessata con acido cloridrico diluito.

“Il ‘pungiglione’ è causato da peli urticanti che contengono tossine e che ricoprono densamente le foglie, gli steli e i frutti. La fitta copertura dei peli fa sembrare le foglie come se fossero ricoperte di morbida pelliccia e può dare l’impressione che invitino al tatto”, ha scritto su The Conversation la dottoressa Marina Hurley, esperta in foresta pluviale ed ecologia di acqua dolce, entomologia e interazioni insetto-pianta.

Cosa significa essere punti

Anche il minimo tocco di una foglia di Dendrocnide moroides può causare un dolore lancinante. Nell’immediato, si avverte un dolore bruciante che poi si intensifica, raggiungendo un picco dopo 20-30 minuti. Gli aculei possono rimanere nella pelle fino a sei mesi, con punture ricorrenti se la pelle viene pressata duramente o lavata con acqua calda o fredda.

Non solo si avverte il dolore dove si viene punti, ma entro circa 20 minuti i linfonodi sotto le braccia si gonfiano e palpitano dolorosamente. L’intenso dolore palpitante sia per la puntura che per i linfonodi può durare da 1 a 4 ore, a seconda della specie che si tocca, della quantità di pelle che è stata punta e di quanto duramente si è venuti a contatto con la pianta.

Dendrocnide moroides, la Pianta dei Suicidi causa Dolori inimmaginabili

Fonte: Wikimedia

Le testimonianze di chi è stato punto

“Durante le mie ricerche alla fine degli anni ’80 e all’inizio degli anni ’90, ho sentito decine di storie di persone che sono state punte, tra cui una lettera di un ex militare, Cyril Bromley, che diceva di aver toccato la pianta dopo essere caduto mentre attraversava un torrente vicino al fiume Barron (North Queensland) nel 1941. Disse che il dolore era così forte che dovettero legarlo al letto d’ospedale per tre settimane. Raccontò anche che un ufficiale si era sparato perché non sopportava il dolore, ha spiegato la dottoressa Hurley. “La cosa meno conosciuta e molto inquietante degli alberi pungenti è che causano starnuti intensi, emorragie nasali e possibilmente gravi danni alle vie respiratorie, se si sta vicino a loro per più di 20 minuti senza protezione”.

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Ernie Rider, un militare australiano che fu colpito in faccia e sul torso con il fogliame nel 1963, ha riportato la sua terribile esperienza. Per due o tre giorni il dolore fu quasi insopportabile. Non riuscii a lavorare o a dormire, dopodiché fu un dolore piuttosto forte per un’altra quindicina di giorni o giù di lì. Il dolore persistette per due anni e si ripresentava ogni volta che facevo una doccia fredda […] Non c’è niente che possa competere con questo, è dieci volte peggio di qualsiasi altra cosa”.

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