Gli esseri umani hanno rischiato l’estinzione 900.000 anni fa

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Gli esseri umani hanno rischiato l’estinzione 900.000 anni fa

| 09/09/2023
Fonte: Pixabay

Nel periodo del Pleistocene sul pianeta erano rimasti solo 1300 individui che non sono aumentati per i successivi 100.000 anni

  • Circa 900.000 anni fa la popolazione umana ha rischiato l’estinzione
  • Sulla terra erano rimasti solo 1300 individui
  • Il gruppo è rimasto stabile senza crescere per i successivi 100.000 anni
  • È probabile che la drastica riduzione degli individui fu causata da un periodo di grandi cambiamenti climatici
  • Non è chiaro come così pochi esseri umani siano riusciti a sopravvivere

 

Gli esseri umani hanno rischiato l’estinzione 900.000 anni fa, rimanendo in 1300 individui su tutto il pianeta. Uno studio pubblicato su Science, suggerisce una drastica riduzione della popolazione ben prima che emergesse la specie Homo Sapiens. La popolazione rimase limitata e non si espanse per i successivi 100.000 anni.

Scomparso il 98.7% degli umani

«Circa il 98,7% degli antenati umani è andato perduto», afferma Haipeng Li, genetista della popolazione presso l’Università dell’Accademia cinese delle scienze di Pechino, che ha co-condotto lo studio. La documentazione fossile in Africa ed Eurasia tra 950.000 e 650.000 anni fa è frammentaria e «la scoperta di questo collo di bottiglia può spiegare il divario cronologico».

Nick Ashton, un archeologo del British Museum di Londra, che condotto studi simili, è rimasto incuriosito dal numero esiguo della popolazione. «Per sopravvivere gli uomini dovevano occupare un’area molto localizzata con una buona coesione sociale. Per non scomparire in un arco di tempo così lungo è probabile che fossero insediati in un ambiente stabile con risorse sufficienti e poche sollecitazioni esterne».

I cambiamenti climatici

Per fare la scoperta, i ricercatori si sono avvalsi di sistemi innovativi. Lo studio ha permesso di ricostruire le antiche dinamiche delle popolazioni sulla base di dati genetici degli esseri umani attuali. Costruendo un complesso albero genealogico di geni, il team è stato in grado di esaminare i rami più fini dell’albero con maggiore precisione, identificando eventi evolutivi significativi.

La tecnica «ha puntato i riflettori sul periodo compreso tra 800.000 e un milione di anni fa in un modo mai fatto prima», ha affermato Stanley Ambrose, un antropologo dell’Università dell’Illinois a Urbana-Champaign. Il periodo rientra nella transizione del Pleistocene inferiore-medio, in cui ci furono drastici cambiamenti climatici: i cicli glaciali divennero più intensi e in Africa ci furono lunghi periodi di siccità. Questo potrebbe aver spazzato via gli antenati umani dando modo ad altri di emergere ed affermarsi, tra cui i Denisoviani e i Neanderthal.

«Intorno a 813.000 anni fa, la popolazione dei preumani ricominciò a crescere. Come i nostri antenati siano riusciti a sopravvivere e cosa abbia permesso loro di prosperare ancora una volta non è ancora chiaro» ha affermato il coautore dello studio Ziqian Hao, genetista delle popolazioni presso la Shandong First Medical University e l’Accademia di scienze mediche Shandong di Jinan.

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Tuttavia è probabile che il collo di bottiglia abbia avuto un impatto cruciale sulla diversità genetica umana, determinando molte caratteristiche importanti degli esseri umani moderni, come le dimensioni del cervello. Si stima che fino a due terzi della diversità genetica siano andati perduti. «Rappresenta un periodo di tempo chiave nell’evoluzione degli esseri umani. Quindi ci sono molte domande importanti a cui ancora rispondere».

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