Anche i gatti dimenticano: la demenza felina che insegna qualcosa sull’Alzheimer

Commenti Memorabili CM

Anche i gatti dimenticano: la demenza felina che insegna qualcosa sull’Alzheimer

| 23/10/2025
Fonte: Pexels

Quando il micio diventa smemorato e utile alla scienza

  • Anche i gatti anziani possono soffrire di demenza con sintomi simili all’Alzheimer
  • La ricerca dell’Università di Edimburgo ha studiato 25 cervelli felini, rivelando accumuli di beta-amiloide
  • Le cellule di supporto cerebrale, come astrociti e microglia, nei gatti iniziano a “mangiare” le sinapsi compromesse
  • I gatti offrono un modello naturale della malattia, a differenza dei topi geneticamente modificati
  • Comprendere la demenza felina può portare a nuove terapie utili sia per animali che per esseri umani

 

Chi ha un gatto sa che con l’età diventano più lenti, più coccoloni o più esigenti. Ma pochi immaginano che possano iniziare a dimenticare dove sia la lettiera o svegliare i padroni nel cuore della notte con miagolii insistenti. Non è solo un capriccio: la scienza lo chiama demenza felina. E non è molto diversa dall’Alzheimer umano.

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Edimburgo, insieme a colleghi della California e dello Scottish Brain Sciences, ha deciso di indagare questo fenomeno analizzando il cervello di 25 gatti di età diverse, tutti deceduti per cause naturali. L’obiettivo? Capire cosa succede nella mente dei nostri amici a quattro zampe quando la memoria inizia a fare acqua.

Il ruolo della proteina beta-amiloide

Le immagini microscopiche hanno svelato qualcosa di familiare: un accumulo della famosa proteina beta-amiloide. Negli esseri umani questa sostanza è associata al declino cognitivo tipico dell’Alzheimer, e anche nei gatti si insinua nelle sinapsi, i minuscoli canali di comunicazione tra cellule cerebrali.

A peggiorare la situazione ci si mettono astrociti e microglia, cellule normalmente deputate a proteggere i neuroni. Invece di limitarsi a fare da guardiani, iniziano a “mangiare” le connessioni difettose. Una pratica utile durante la crescita, ma devastante quando il gatto ha già i baffi grigi.

Gatti contro topi: chi vince come modello di studio

Finora gran parte della ricerca sull’Alzheimer si è basata su topi geneticamente modificati. Il problema è che i topi, poveretti, non sviluppano la malattia in modo spontaneo. I gatti invece sì, e questo li rende candidati migliori per studiare i meccanismi reali del declino della memoria.

Il dottor Robert McGeachan dell’Università di Edimburgo ha sottolineato come comprendere la demenza nei gatti possa aprire nuove strade per sperimentare terapie applicabili anche agli esseri umani. In pratica, il micio smemorato di casa potrebbe un giorno contribuire a trovare la cura per la nonna che ripete le stesse tre storie a tavola.

Una malattia difficile da gestire

Oltre all’aspetto scientifico, c’è quello pratico. La professoressa Danièlle Gunn-Moore, esperta di medicina felina, ricorda che la demenza è difficile non solo per l’animale ma anche per chi se ne prende cura. Un gatto che non dorme più di notte, che dimentica le abitudini e diventa confuso, può mettere a dura prova la pazienza del padrone.

Eppure, grazie a studi come questo, si intravede la possibilità di soluzioni migliori. La demenza felina, per quanto dolorosa, si trasforma in una finestra di conoscenza. E più comprendiamo cosa accade nel cervello dei nostri compagni domestici, più aumentano le possibilità di sviluppare trattamenti efficaci per tutti.

Leggi anche: Perché il gatto si sdraia sulla tastiera del pc mentre lavori?

Quando la scienza incontra i baffi

Il messaggio finale è chiaro: non bisogna sottovalutare i segnali che arrivano dai nostri animali. Se un gatto anziano dimentica, non è solo “pigro” o “strano”. È parte di un processo biologico che unisce esseri umani e felini molto più di quanto pensiamo. Così, tra un miagolio notturno e un pisolino interrotto, il gatto anziano diventa un alleato della ricerca scientifica. Forse non ricorderà dove ha messo il topo di pezza, ma potrebbe aiutare l’umanità a ricordare molto di più.

logo-img
La redazione di commentimemorabili.it si impegna contro la divulgazione di fake news. La veridicità delle informazioni riportate su commentimemorabili.it viene preventivamente verificata tramite la consultazione di altre fonti.
Questo articolo è stato verificato con:
Chiedi la correzione di questo articoloValuta il titolo di questa notizia
Copyright © 2018 - Commenti Memorabili srl
P. IVA 11414940012

digitrend developed by Digitrend