Dopo le Grandi Dimissioni, al lavoro spunta il Great Gloom: ecco di cosa si tratta

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Dopo le Grandi Dimissioni, al lavoro spunta il Great Gloom: ecco di cosa si tratta

| 05/12/2023
Fonte: Pexels

Siamo nel periodo della “grande tristezza”

  • Dopo le Grandi Dimissioni e il Quiet Quitting, si è diffusa una nuova tendenza tra i lavoratori chiamata “Great Gloom” (la grande tristezza)
  • Il tasso di felicità dei dipendenti ha subito una costante diminuzione dall’inizio della pandemia, perdendo il 6% nel corso degli ultimi due anni
  • Nell’arco dei primi sei mesi del 2023, la situazione è peggiorata ulteriormente, con una diminuzione del 11% nel punteggio di soddisfazione generale rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente
  • La felicità dei lavoratori sta diminuendo a un ritmo dieci volte più veloce delle tre precedenti annate
  • I fattori che contribuiscono alla insoddisfazione dei lavoratori sono molteplici, tra cui la mancanza di flessibilità al lavoro, un equilibrio inadeguato tra vita privata e professionale, e salari considerati insufficienti

 

Dopo l’epoca delle Grandi Dimissioni e del Quiet Quitting, sembra essersi diffuso un nuovo stato d’animo tra i lavoratori, denominato “Great Gloom” (la grande tristezza). La felicità dei dipendenti, che inizialmente sembrava migliorare dopo l’impatto iniziale del Covid-19, ha infatti subìto una costante diminuzione, evidenziando un tasso del 6% dal 2020 a oggi. Nei primi sei mesi del 2023, la situazione è ulteriormente peggiorata, con una diminuzione del 11% nei punteggi di soddisfazione generale rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La ricerca indica che la felicità dei lavoratori sta diminuendo a un ritmo 10 volte più veloce rispetto ai tre anni precedenti.

Le cause di questa insoddisfazione sono molteplici e vanno dalla mancanza di flessibilità al lavoro, a un equilibrio inadeguato tra vita privata e professionale, fino a salari considerati insufficienti. La pandemia ha messo in luce chiaramente le esigenze dei lavoratori, tra cui la richiesta di maggiori opportunità di lavoro flessibile e compensi più adeguati. I giovani, in particolare, affrontano sfide come stage non pagati e contratti precari.

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La “ribellione” della Generazione Z

La situazione in Italia appare particolarmente difficile, con i lavoratori che guadagnano in media 15.000 euro in meno all’anno rispetto ai colleghi tedeschi, quasi 10.000 euro in meno dei francesi e meno della metà dei lavoratori americani. In particolare i Gen Z non vogliono più vivere votati al lavoro, dato che non ne hanno benefici né a livello economico né di qualità della vita. I giovani hanno un modo ben diverso di approcciarsi al lavoro e non è più possibile vendere ai ragazzi la storia dei sacrifici a tutti i costi a scapito della qualità della vita e, soprattutto, della salute mentale.

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