Licenziato per aver caricato lo scooter elettrico in azienda: “Ha consumato 25 centesimi di corrente”

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Licenziato per aver caricato lo scooter elettrico in azienda: “Ha consumato 25 centesimi di corrente”

| 11/10/2023
Fonte: Pexels

Lo strano caso arriva dalla bergamasca

  • Un operaio di 50 anni è stato licenziato dalla Novella Bio per aver ricaricato il suo motorino elettrico utilizzando la corrente dell’azienda
  • L’uomo sostiene di aver utilizzato solo 25 centesimi di energia, ma l’azienda lo ha licenziato per ripetuti furti di energia e insubordinazione
  • Gli avvocati del dipendente affermano che il licenziamento è stato motivato dalla sua attività sindacale all’interno dell’azienda
  • È stata presentata una richiesta di reintegro al lavoro e risarcimento dei salari mancati
  • Il caso è attualmente in fase di conciliazione, con la prossima udienza prevista per ottobre

 

Un uomo di 50 anni, originario dell’India, è stato recentemente licenziato dalla Novella Bio di Trescore Balneario, nella bergamasca, dove lavorava come operaio fino a ottobre 2022. La ragione del licenziamento è stata la sua pratica di ricaricare il suo motorino elettrico utilizzando la corrente della rete aziendale. Nonostante abbia sostenuto di aver utilizzato energia per un valore economico di soli 25 centesimi, l’azienda ha dichiarato di averlo licenziato per giusta causa, accusandolo di ripetuti furti di energia e insubordinazione.

Secondo gli avvocati del dipendente, il licenziamento è stato motivato dalla sua attività sindacale come rappresentante della Confederazione Unitaria di Base all’interno dell’azienda. Hanno presentato una richiesta di reintegro al lavoro e il risarcimento dei salari mancati. Il vicesindaco di Bergamo e avvocato dell’azienda, Sergio Gandi, ha respinto l’accusa di ritorsione, sostenendo che il dipendente ha ripetutamente assunto comportamenti insubordinati che l’azienda non poteva più tollerare.

Secondo il dipendente, il motorino elettrico ha avuto un guasto alla batteria e per soli due giorni l’ha ricaricato

Gandi ha affermato: “Qui si vorrebbe montare un caso che non esiste: nel ricorso presentato dal dipendente per impugnare il licenziamento non si parla assolutamente di discriminazione o di ritorsione, ma solo di insussistenza del fatto, nel senso che lui non ritiene di aver assunto comportamenti sanzionabili. Però non si tratta del valore economico dell’energia sottratta, quanto dell’insubordinazione da lui reiterata in più occasioni. Un atteggiamento che l’azienda non poteva più tollerare”.

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Secondo la ricostruzione degli avvocati del dipendente, il motorino elettrico ha avuto un guasto alla batteria nel 2022 e, durante l’attesa della riparazione, il dipendente si sarebbe collegato alla rete aziendale per ricaricare la batteria per soli due giorni. Tuttavia l’azienda sostiene che le ricariche sono state effettuate più volte a partire da agosto, e il dipendente avrebbe ignorato i richiami verbali. Il caso è attualmente in fase di conciliazione, con la prossima udienza prevista per ottobre al Tribunale del lavoro di Bergamo.

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