Perché le statue degli antichi greci hanno il membro piccolo?

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Perché le statue degli antichi greci hanno il membro piccolo?

| 27/04/2024
Fonte: Pixabay

L’arte greca era contraddistinta da misure corporee decisamente ridotte

  • La scultura è una delle forme d’arte più conosciuta appartenente alla tradizione dell’Antica Grecia
  • Ciò è dovuto ad una maggior quantità di reperti archeologici pervenuti oggigiorno
  • Questa tecnica fu “rispolverata” anche durante il periodo rinascimentale
  • Una delle caratteristiche che contraddistingueva le sculture greche erano le dimensioni dei membri virili decisamente ridotte
  • Queste ultime, infatti, non rispecchiavano quelle della realtà del soggetto preso come modello

 

L’arte greca è da sempre una forma di talento oggetto di molteplici studi ed approfondimenti. Quando ci troviamo dinanzi ad una statua appartenente a tale corrente artistica, ciò che salta immediatamente all’occhio è la meticolosità con la quale gli artisti curavano i dettagli del corpo dell’adone di turno riprodotto. Forti, muscolosi ma con una curiosa eccezione: il membro particolarmente piccolo.

Perché i greci riducevano sistematicamente gli organi genitali maschili di coloro che rappresentavano? Tale scelta non aveva nulla a che vedere con la virilità.

In realtà, il vero motivo a monte riguardava la volontà degli scultori di rappresentare i loro modelli nel modo più semplice possibile, scegliendo di non palesare al mondo intero la loro prorompente mascolinità.

Un “gioiello di famiglia” appena pronunciato avrebbe mostrato una figura di questi guerrieri, atleti o divinità decisamente più premurosa ed attenta ai valori ma soprattutto poco incline a lasciarsi andare ad impulsi ardenti e passionali.

Piccole dimensioni, grandi virtù

Secondo la tradizione artistica dell’epoca, un’asta virile a riposo e di piccole dimensioni è un segno che dimostra come l’uomo riesca a controllare le proprie emozioni. In questo modo risulta agli occhi degli altri come un soggetto civile, razionale, dominato principalmente da intelligenza e saggezza e soprattutto in grado di dedicarsi agli affari di Stato, notoriamente importanti nell’Antica Grecia.

Se da un lato combattenti e politici venivano rappresentati come soggetti estremamente valorosi, dall’altro personaggi come satiri, creature animalesche, barbari e schiavi venivano ritratti come soggetti decadenti, incivili e governati da follia e lussuria. In che modo? Con membri decisamente audaci e di dimensioni sproporzionate e, il più delle volte, eretti.

Anche autori importanti della Commedia greca come Aristofane elogiavano nei loro testi questa modalità di rappresentazione del corpo. Nella sua opera “Le Nuvole” (V sec. a.C.), il letterato scrisse:

Se concentri la tua mente su cose giuste avrai sempre un petto splendente, una pelle luminosa, delle spalle larghe, una lingua minuscola, dei glutei forti e un piccolo membro. Ma se prendi ciò che è di moda al giorno d’oggi avrai, per cominciare, delle spalle deboli, una pelle pallida, un torace stretto, una lingua enorme, un sedere minuscolo e lunghe aste“.

Una tradizione ripresa dagli artisti del Rinascimento

L’ideale di “maschio poco dotato” sopravvisse anche dopo i Greci. Esportato prima ai romani, vide poi una nuova era durante il periodo rinascimentale. In quel periodo, infatti, gli artisti ripresero alcuni precetti dell’arte antica, tra cui quello del “lato A” delle sculture. Basti pensare alle statue nei giardini di Versailles o al David di Michelangelo.

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Per il popolo greco, quindi, più che le dimensioni contava lo spirito della persona ritratta. Una mente illuminata, un cuore nobile e profondo “a discapito” di un membro decisamente ridimensionato, con buona pace dei modelli rappresentati.

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