Perché le persone più sensibili soffrono più spesso di ansia?

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Perché le persone più sensibili soffrono più spesso di ansia?

| 30/10/2025
Fonte: Pexels

Perché le persone sensibili finiscono spesso in terapia (ma sono anche le più brave a uscirne)

  • Le persone molto sensibili percepiscono e elaborano più intensamente stimoli emotivi e ambientali
  • Questo tratto aumenta il rischio di ansia e depressione, specie in contesti stressanti
  • La ricerca pubblicata su Clinical Psychological Science ha analizzato 33 studi in 16 Paesi con oltre 12.600 partecipanti
  • La sensibilità è correlata anche a disturbi come PTSD, agorafobia e disturbo evitante di personalità
  • Tuttavia, le persone sensibili reagiscono meglio alle esperienze positive e agli interventi terapeutici

 

Essere sensibili non è una colpa, ma a volte può sembrare una condanna. Lo conferma una ricerca pubblicata su Clinical Psychological Science, che ha coinvolto oltre 12.600 persone in 16 Paesi per capire il legame tra sensibilità, ansia e depressione. Il risultato? Chi ha un radar emotivo particolarmente sviluppato rischia di captare troppi segnali, anche quelli che sarebbe meglio ignorare.

La sensibilità elevata, spiegano i ricercatori, è un tratto della personalità che porta a percepire e analizzare in profondità gli stimoli ambientali, fisici ed emotivi. Il problema nasce quando questa “antenna” è sempre accesa: una parola storta, un ambiente stressante o persino una giornata grigia possono innescare reazioni emotive più intense della media. In pratica, un film drammatico per qualcuno può essere solo un film, per altri un piccolo terremoto interiore.

L’altra faccia della medaglia di chi è troppo sensibile

Il dottor Tom Falkenstein, psicoterapeuta alla Queen Mary University di Londra e autore principale dello studio, ha sottolineato come la sensibilità venga spesso ignorata nella psicologia clinica, a vantaggio di tratti come il nevroticismo. Eppure, i dati dimostrano correlazioni “positive e moderate” tra alta sensibilità e disturbi come depressione, ansia, stress post-traumatico, agorafobia e disturbo evitante di personalità. Insomma, quando la mente sente troppo, il rischio è che vada in sovraccarico.

Ma la storia non finisce in tono cupo. Falkenstein e colleghi hanno anche scoperto che le persone sensibili, proprio perché reagiscono con intensità alle esperienze negative, riescono a beneficiare altrettanto intensamente di quelle positive. E questo vale anche per la terapia psicologica, dove mostrano una capacità sorprendente di miglioramento. In altre parole, soffrono di più, sì, ma guariscono meglio.

Il potere dell’ambiente e della profondità emotiva

Secondo l’analisi, i fattori ambientali giocano un ruolo cruciale. Le persone altamente sensibili prosperano in contesti empatici e sicuri, ma possono crollare in ambienti ostili o stressanti. La loro profondità emotiva le porta a elaborare le esperienze in modo intenso, e questo le rende vulnerabili ai pensieri ricorrenti e all’ansia anticipatoria: la famosa tendenza a “immaginare scenari catastrofici” prima ancora che accadano.

È anche per questo che la sensibilità può trasformarsi in una risorsa o in un peso, a seconda del contesto. Chi è circondato da persone empatiche, o lavora in ambienti che valorizzano l’ascolto, tende a trarre vantaggio da questo tratto. Ma chi si muove in scenari tossici o frenetici rischia di assorbire troppo e restare intrappolato nel rumore emotivo.

Sensibili sì, ma non fragili: il nuovo paradigma della psicologia

La ricerca suggerisce che la sensibilità dovrebbe essere considerata un fattore determinante nella diagnosi e nel trattamento dei disturbi mentali. Ignorarla significa trascurare una parte fondamentale della personalità umana. Le persone sensibili, infatti, non sono più deboli: sono semplicemente più permeabili.

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E se a volte questo le fa soffrire, è anche ciò che permette loro di entrare in sintonia con gli altri, di empatizzare e di rispondere meglio alle cure. In fondo, il mondo ha bisogno anche di chi sente troppo: senza di loro, forse, mancherebbero proprio quelle sfumature emotive che rendono la vita meno prevedibile e un po’ più umana.

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