Quanto freddo può sopportare il corpo umano?

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Quanto freddo può sopportare il corpo umano?

| 08/02/2024
Fonte: Pixabay

Il corpo umano quando è sottoposto a temperature sotto lo zero reagisce in diversi modi

  • Quando una persona si trova a temperature sotto zero, se è esposto per molto tempo al freddo senza un’adeguata protezione, può rischiare di morire
  • Il corpo comincia a tremare per cercare di produrre calore con la contrazione dei muscoli
  • Per conservare il calore interno del corpo e in particolare di cuore e cervello, i vasi sanguigni che vanno verso la pelle si contraggono
  • A -20° C i tessuti congelano e vanno in necrosi, si può perdere conoscenza e morire in appena mezzora
  • Se si raggiungono i -36° C si verifica la cosiddetta “euforia dell’alpinista”

 

Nel 1972 un incidente aereo avvenuto sui monti delle Ande causò la morte di 29 persone. 12 morirono nello schianto, mentre le altre successivamente per le ferite. In 16 sopravvissero in condizioni estreme, tra freddo e fame. I superstiti furono tratti in salvo dopo 72 interminabili giorni. L’esperienza terribile a cui furono sottoposti quegli uomini ha suscitato domande su quali siano i limiti del corpo umano per la resistenza al freddo.

Le risposte del corpo al freddo

La prima notte dopo l’incidente sulle Ande la temperatura sulla montagna raggiunse i 30 gradi sotto lo zero. Per sopravvivere a temperature così basse il corpo umano reagisce in diversi modi.

Per cercare di conservare il calore e mantenere una temperatura interna stabile, la prima risposta fisiologica è contrarre i vasi sanguigni che vanno alle estremità e verso la pelle, perché la priorità è conservare il calore negli organi vitali: cervello e cuore. Il tremore caratteristico che il freddo produce in noi risponde anche al tentativo del corpo di produrre calore attraverso le contrazioni muscolari. Quando la temperatura scende a -20 °C e si è esposti a lungo al freddo senza un’idonea protezione e copertura, i tessuti congelano e vanno in necrosi, si può perdere conoscenza e morire in appena mezzora.

L’”euforia dell’alpinista”

Se si raggiungono i -36° C si verifica la cosiddetta “euforia dell’alpinista”. Il termine si riferisce a uno stato d’animo euforico ed eccitato che gli alpinisti talvolta sperimentano quando si trovano ad altitudini estreme e in condizioni meteorologiche avverse. In questa fase il freddo non viene più percepito e l’ipossia (mancanza di ossigeno nel cervello) provoca allucinazioni.

Il pericolo di morte, quindi, inizia intorno ai -25 gradi, quando l’organismo non è più in grado di generare il calore necessario. I sintomi di congelamento o ipotermia comprendono disorientamento, difficoltà di parola e di movimenti, respiro lento, sonnolenza.

La presenza di vento e umidità rendono la temperatura percepita più bassa di quella effettiva, e il corpo raffredda ancora più rapidamente. Ad esempio, a zero gradi di temperatura, ma con un vento che soffia a 30 chilometri orari, la sensazione termica sarà di 6 gradi sotto zero.

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Sebbene una temperatura corporea inferiore a 36 gradi può essere già considerata ipotermia, in medicina si ritiene che quando la temperatura corporea è inferiore a 27ºC, la persona è clinicamente morta.

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