Il Turco Meccanico: la “macchina” per gli scacchi che ha ingannato tutti

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Il Turco Meccanico: la “macchina” per gli scacchi che ha ingannato tutti

| 02/06/2023
Fonte: Wikipedia

Per 60 anni il Turco meccanico ha ingannato diversi giocatori di scacchi: doveva essere una macchina ma all’interno c’era un uomo

  • Uno scrittore ungherese ha presento a Corte il Turco Meccanico nel 1769
  • Era una “macchina” con cui poter giocare e confrontarsi a scacchi
  • Fece diversi tour sfidando i più abili scacchisti dell’epoca
  • In realtà era tutto un bluff perché al suo interno c’era un uomo sconosciuto
  • Dopo essere stato distrutto da un incendio lo hanno ricostruito nel 1984

 

Un tempo per intrattenersi durante i pomeriggi trascorsi a Corte, l’alta società giocava spesso a scacchi. E proprio in una di queste occasioni, nello specifico nel 1769, lo scrittore ungherese Wolfgang von Kempelen presentò il Turco Meccanico un giocatore-manichino con tanto di turbante e abiti tipici dell’epoca, poggiato su un grande cubo di legno che ospitava ingranaggi nascosti da vari sportelli, capace di confrontarsi con qualsiasi giocatore. In realtà si trattava di un inganno, perché al suo interno era manovrato da un giocatore vero.

Nel 1783, durante un tour in Francia con tappe a Parigi e Versailles, il Turco affrontò i più abili scacchisti dell’epoca, come l’ambasciatore USA Benjamin Franklin. Alla morte di Kempelen, la macchina divenne proprietà del musicista Johann Nepomuk Mälzel e continuò il tour: sfidò Napoleone in varie partite prima di intraprendere un lungo viaggio tra Parigi, Milano, New York, Boston fino a L’Avana. Divenne poi proprietà di John Kearsley Mitchell di Filadelfia, medico personale di Edgar Allan Poe.

Il Turco meccanico è stato ricostruito nel 1984 usando la scacchiera originale

Ed infine venne donato al Museo cinese di Charles Willson Peale dove fu compromesso da un incendio scoppiato il 5 luglio 1854. Chiunque ebbe a che fare con il Turco, cercò di scoprire quali segreti ci fossero dietro il suo funzionamento. Dall’esterno, la macchina sembrava una scultura in legno con un manichino a grandezza naturale posato su un mobile. Questo aveva tre ante in cui c’era un complesso sistema meccanico; nello stesso spazio c’era anche un vano dotato di una sedia scorrevole, occupato da un abile giocatore “ignoto”.

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Le partite si svolgevano in penombra e per un massimo di un’ora: si azionava il rumoroso macchinario mentre il giocatore all’interno iniziava a muoversi illuminato da una candela. C’erano due candelabri anche sulla scacchiera all’esterno, per non far insospettire gli altri giocatori con il fumo che fuoriusciva dal Turco. L’ingegnoso meccanismo ha tenuto sulle spine esperti e curiosi per tantissimi anni; nel 1984 lo hanno ricostruito utilizzando la scacchiera originale.

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