Vado a vivere in montagna: sempre più italiani si spostano nei borghi in altura

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Vado a vivere in montagna: sempre più italiani si spostano nei borghi in altura

| 14/08/2025
Fonte: Pexels

Montagna batte città: 100.000 italiani scappano dallo smog e trovano pace (e Wi-Fi) in quota

  • Quasi 100.000 italiani si sono trasferiti in montagna tra il 2019 e il 2023
  • Oltre 64.000 nuovi residenti italiani hanno ripopolato i borghi montani
  • Il fenomeno è trainato da Emilia-Romagna, Toscana, Liguria e Piemonte
  • Smart working, natura e affitti più bassi spingono il ritorno in quota
  • Il Sud Italia continua a perdere residenti dalle aree montane

 

Mentre le città soffocano tra traffico, affitti inaccessibili e palazzi sempre più alti, c’è chi ha deciso di guardare in alto. E non in senso figurato. Negli ultimi cinque anni quasi 100.000 italiani hanno detto addio alla giungla urbana per rifugiarsi tra le cime montane, contribuendo al ripopolamento di piccoli borghi che fino a ieri sembravano destinati a diventare cartoline sbiadite.

Il fenomeno non è un capriccio passeggero da social network. A dirlo è il Rapporto Montagne Italia 2025 dell’UNCEM, che ha fotografato il saldo migratorio positivo di oltre 64.000 nuovi residenti italiani in montagna tra il 2019 e il 2023. No, non sono tutti turisti smarriti rimasti lì dopo le vacanze: sono persone che hanno deciso di mettere radici, e magari anche un router con banda ultralarga.

Smart working e aria buona: la combo perfetta per fuggire in montagna

La vita in quota oggi ha un fascino tutto nuovo. L’aria è più pulita, il silenzio è reale (non solo la modalità del telefono), e il verde non è più confinato al vaso sul balcone. Ma a fare davvero la differenza è stata la possibilità di lavorare da remoto, con il Wi-Fi che ha raggiunto vette impensabili fino a pochi anni fa.

Molti scelgono la montagna anche per motivi più terreni: un affitto in Appennino non richiede il mutuo di una vita, e con lo stesso budget di un monolocale a Milano ci si porta a casa una baita intera, magari pure con vista panoramica. E senza vicini che suonano il trapano la domenica mattina.

Centro e Nord in crescita, il Sud ancora in salita

Le regioni che stanno traendo maggior beneficio da questo flusso migratorio interno sono Emilia-Romagna, Toscana, Liguria e Piemonte, dove i tassi di crescita dei residenti nelle aree montane superano il 25 per mille. Anche le Province autonome di Bolzano e Trento reggono bene, pur lasciando il ruolo di protagoniste ad altre zone.

Ma non tutto è oro tra le vette. Al Sud il trend è ancora in discesa: Calabria, Basilicata e Sicilia continuano a perdere residenti dalle aree montane, segno che il divario territoriale non si colma solo con la bellezza del paesaggio. Serve qualcosa di più solido, tipo infrastrutture, sanità e scuole funzionanti.

Borghi montani tra asili nido e start-up: non è più solo vacanza

Il ritorno alla montagna è anche il frutto di politiche locali che, grazie al PNRR e alle Green Communities, stanno rendendo queste zone sempre più vivibili. Si parla di nuovi asili nido, trasporti migliorati, incentivi per chi vuole aprire una start-up o lanciarsi nell’agricoltura circolare. Non è ancora Silicon Valley, ma è comunque un bel salto in avanti rispetto all’immagine da cartolina abbandonata degli anni passati.

Un caso simbolico è il cosiddetto “Cratere” del Centro Italia colpito dai terremoti: qui si intravede una lenta ripresa, con segnali incoraggianti sul fronte della natalità e dell’occupazione. Forse non è ancora boom, ma il motore ha iniziato a ruggire.

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La montagna torna viva, ma senza illusioni

Insomma, vivere in montagna oggi non è più solo un sogno da pensionato con cappello di feltro. È una scelta reale per chi cerca qualità della vita, spazio e magari anche una connessione internet che regga una videocall. Certo, non mancano le sfide: la sanità resta un problema, le scuole scarseggiano e i trasporti non sempre sono all’altezza. Ma il segnale è chiaro: la montagna italiana si sta ripopolando e non solo durante la settimana bianca.

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