Luca Ward VS Intelligenza Artificiale: la nostra intervista esclusiva

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Luca Ward VS Intelligenza Artificiale: la nostra intervista esclusiva

| 02/03/2021

Il mondo del doppiaggio ha una nuova “minaccia”, l’Intelligenza Artificiale: cosa ne pensa Luca Ward?

E se il doppiaggio magistrale di Luca Ward venisse sostituito dall’Intelligenza Artificiale? Sembra fantascienza, ma potrebbe diventare realtà prima di quanto si pensi (forse). DeepDub è una startup israeliana che ha realizzato una tecnologia basata sull’Intelligenza Artificiale (IA) e il Deep Learning che rivoluzionerà il mondo dei doppiatori.

La tecnologia promette di replicare la voce originale di un attore o di un narratore in più lingue. In pratica, sarà possibile vedere un film con Keanu Reeves, Russell Crowe o Samuel L. Jackson che parlano in italiano, mantenendo la loro voce originale grazie all’Intelligenza Artificiale: un concetto a dir poco impossibile da immaginare, dato che tutti noi siamo abituati a vedere questi attori recitare in italiano grazie alla voce di Luca Ward. Ma vediamo cosa ne pensa il diretto interessato in questa intervista esclusiva.

Doppiaggio e Intelligenza Artificiale: la nostra intervista esclusiva a Luca Ward

Ciao Luca, grazie per il tuo tempo. Iniziamo subito rapidissimi: qual è il tuo rapporto coi social?

“Un rapporto piacevole, sono uno dei pochi artisti a non avere haters. Per fortuna non ne ho mai avuti. Poi sì, certo c’è qualcuno a cui non piaci, ma è nel mestiere di attore. È quindi un rapporto molto bello, di grande stima e grande rispetto. Vengo dal teatro e ho un profondo rispetto del pubblico e credo che questo venga sentito in qualche modo, e poi sono una persona abbastanza vera.

Parliamo di doppiaggio: lo stato attuale del lavoro di doppiatore in Italia?

“Va malissimo. Bisognerebbe riassettare completamente il sistema. Perché comincia a fare acqua da tutte le parti, soprattutto per quanto riguarda la qualità del lavoro. Se si desidera vedere una serie tv in lingua originale oggi non è un problema, basta un click, non vedo perché bisogna farne una discussione. Ma va resettato tutto quanto. Negli ultimi tempi c’è una qualità che è venuta a mancare, specie per le serie televisive. Ci sono tante persone che protestano ed hanno ragione, perché in Italia siamo abituati al doppiaggio e sappiamo anche distinguere la qualità dello stesso”.

“È giusto poter scegliere tra doppiaggio e lingua originale, ma dobbiamo anche avere un doppiaggio esemplare come era negli anni passati, speriamo di rimetterlo a posto. Ci stiamo adattando alle regole europee, ma abbiamo bisogno del Parlamento che dovrà ascoltarci e venire nella nostra direzione. Lo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha rilasciato un comunicato in cui ha sottolineato che il doppiaggio è una delle più grandi eccellenze culturali italiane, pertanto va difeso e protetto. Se si è mosso anche il Presidente evidentemente c’è malcontento”.

Tema impossibile da non toccare: quanto il doppiaggio è stato colpito dal COVID?

“Con il Covid viaggiamo al 20% delle nostre possibilità. Alcuni lavorano da casa, ma io mi sono sempre rifiutato. Vado negli studi certificati per non mettere in difficoltà il settore e la filiera degli studi di doppiaggio. Lo smart working può sembrare positivo all’inizio, ma a lungo andare vengono a mancare i confronti sul luogo di lavoro e potrebbe essere problematico”.

Consiglieresti ad un giovane di intraprendere questa strada?

“La strada del doppiaggio è legata indissolubilmente al teatro. Non si prescinde da quello. Il teatro forma attori. Di conseguenza, non forma doppiatori, ma attori che doppiano. A meno che non ci si accontenti dei doppiatori. Sono persone molto precise nella tecnica, molto affidabili, ma noi abbiamo a che fare con la recitazione e per imparare a recitare bisogna solcare i palcoscenici altrimenti rischiamo di fare tutte le nostre interpretazioni sempre uguali”.

“Quando tu senti Giancarlo Giannini stenti a riconoscerlo, perché? Perché è un attore e si adegua al personaggio che doppia. Quindi ai giovani che vogliono entrare nel meraviglioso mondo del doppiaggio consiglio di partire dal teatro e poi scegliere la specializzazione”.

Il pensiero di Luca Ward sull’Intelligenza Artificiale

Parliamo di futuro. Abbiamo visto su Facebook una tua dichiarazione video circa il rischio che l’Intelligenza Artificiale vada a sostituire il doppiatore. Cosa ti perplime e cosa invece ti affascina?

“Sono cose che mi incuriosiscono perché l’idea che Russell Crowe possa parlare in italiano è magica, ma è sempre una macchina che lo fa. Quindi mi chiedo: fino a che punto la macchina riesce a decifrare quell’intenzione che Russell Crowe ha fatto in inglese e integrarla in italiano? Perché in italiano le intenzioni cambiano, sono molto diverse da quelle inglesi, o francesi, russe, o giapponesi. Questa è la domanda che pongo: come fate? Parliamo di macchine e per quanto interessanti funzionano grazie all’uomo. Spero che un giorno mi chiamino a sfidare la macchina per vedere chi è più capace a modificare una frase”.

A proposito di social: fenomeno ClubHouse. Per ora è limitato ad Apple. Lo usi? È già diventato o diventerà il tuo social preferito?

“Io mi sono iscritto tramite Radio Italia e sono entrato in una chat che parlava di speaker radiofonici. Sono stato in ascolto, si sono accorti della mia presenza e abbiamo iniziato una chiacchierata. Da lì mi sono reso conto di che cos’è questo ClubHouse. Non è come Instagram con le foto, i filtri. Si usa la voce e la voce non mente, ma per questo social bisogna avere argomenti interessanti, il dono della sintesi e soprattutto saper parlare”.

Luca Ward “sostituito” da un’Intelligenza Artificiale? Impossibile

Ovviamente le aziende che creano social lo fanno per un profitto. Questa nuova azienda si occupa di campionare la voce umana. È probabile quindi che si occuperà di velocizzare il miglioramento della voce dell’intelligenza artificiale. Ci vedi dei rischi per il tuo lavoro e per i tuoi colleghi?

“È impensabile, perché l’essere umano ha mille difetti, mille diversità, e una macchina non può replicare un essere umano. Prendiamo ad esempio un pilota d’aereo: cosa fa in caso di emergenza? Stacca il pilota automatico”.

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Come lo vedresti un “Gladiatore”, un “Jules Winnfield” di Pulp Fiction o ancora un “Neo” di Matrix tradotto con una voce artificiale?

“Secondo me la macchina arriverà a campionare molto bene, ed è già stato fatto. Ho sentito la mia stessa voce campionata, ma se deve fare Samuel L. Jackson non ce la fa. È impossibile, non c’è l’emozione della sfumatura. L’attore pronuncia le parole nel modo in cui devono arrivare alla testa e al cuore delle persone. La macchina questo non lo calcola, è impossibile”.

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Ultima domanda: c’è qualcosa che hai da dire ai nostri memorabili?

Le battute che fanno sono straordinarie. Ogni volta che vedo un vostro post mi compiaccio dell’umorismo che noi italiani riusciamo a generare, evidentemente ce l’abbiamo nel DNA. Ci sono dei commenti da scrivere sulla pietra per quanto sono divertenti. I social dovrebbero essere questo: ironia, passatempo, divertimento e voi per fortuna questa peculiarità ce l’avete”.

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