Reels e video di TikTok sono peggio dell’alcol per il cervello

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Reels e video di TikTok sono peggio dell’alcol per il cervello

| 21/10/2025
Fonte: Pexels

I video brevi allenano la dopamina ma distruggono memoria e attenzione

  • I video brevi stimolano eccessivamente il sistema della ricompensa del cervello
  • Alterano memoria, attenzione e controllo degli impulsi più dell’alcol
  • Compromettono la memoria prospettica, rendendo difficile ricordare azioni pianificate
  • Sono associati al fenomeno del brain rot, simile al popcorn brain
  • Creano dipendenza e favoriscono procrastinazione e difficoltà di concentrazione

 

TikTok, Instagram Reels e YouTube Shorts sono diventati il passatempo preferito di milioni di persone. La formula è semplice: contenuti rapidi, divertenti, sempre nuovi. Ma dietro questa apparente leggerezza si nasconde un meccanismo che sta riscrivendo il modo in cui funziona il cervello.

I video brevi sono infatti progettati per attivare continuamente il sistema della ricompensa. Ogni swipe equivale a una piccola scarica di dopamina, la molecola che ci fa provare piacere e che alimenta la motivazione. Il problema è che, se tutto diventa gratificazione immediata, le attività che richiedono tempo e concentrazione iniziano a sembrare troppo faticose.

Quando l’attenzione va in cortocircuito per colpa dei video brevi

Le ricerche neuroscientifiche hanno mostrato che l’abuso di video brevi modifica aree cerebrali cruciali, come la corteccia orbitofrontale e il cervelletto, che regolano emozioni e gratificazioni. È stata riscontrata anche una maggiore attività nella corteccia prefrontale dorsolaterale, segnale che il cervello viene costantemente messo sotto stimolazione.

Risultato: più tempo si passa tra scorrimenti e like, più diventa difficile restare concentrati su compiti lenti e strutturati. La differenza con l’alcol è netta: mentre quest’ultimo agisce attraverso tossicità fisica, i video brevi operano tramite condizionamento neurologico, in maniera silenziosa ma altrettanto incisiva.

La memoria prospettica sotto attacco

Uno degli effetti più evidenti è sul funzionamento della cosiddetta memoria prospettica, quella che ci permette di ricordare un’azione pianificata. Dopo una maratona di video, ricordarsi di mandare una mail, fare una chiamata o rispettare una scadenza può diventare più complicato del previsto.

Questo fenomeno si lega a quello che i ricercatori chiamano brain rot, una condizione simile al popcorn brain: la mente si abitua a stimoli rapidi e frammentati, perdendo la capacità di sostenere processi cognitivi più lunghi. Leggere un libro o seguire una conversazione diventa così un’impresa.

Effetti a lungo termine e rischi quotidiani

Gli studi condotti su studenti universitari hanno evidenziato che la dipendenza da video brevi è associata a un incremento della procrastinazione accademica e a una ridotta capacità di gestire l’attenzione. In altre parole, più tempo si passa su TikTok e simili, meno tempo resta per studiare o portare a termine progetti complessi.

Il paragone con l’alcol è interessante: quest’ultimo danneggia il cervello con il tempo, ma i video brevi lavorano diversamente, spostando le soglie di gratificazione. Non si tratta di tossicità chimica, ma di un vero e proprio riorientamento delle abitudini cognitive.

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Un problema che riguarda tutti

Il successo planetario dei video brevi mostra quanto siano attraenti, ma proprio questo è il punto debole. Un intrattenimento che dura pochi secondi può sembrare innocuo, ma se diventa una routine compulsiva rischia di erodere funzioni mentali fondamentali. La lezione è chiara: non bisogna demonizzare la tecnologia, ma imparare a usarla con consapevolezza. Guardare qualche video divertente non fa male, ma trasformare lo scrolling infinito in un’abitudine quotidiana significa allenare il cervello alla distrazione e alla gratificazione istantanea. Un esercizio che, a lungo andare, costa caro.

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