La Terra forse un tempo era piatta come gli Smarties: lo studio

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La Terra forse un tempo era piatta come gli Smarties: lo studio

| 07/03/2024
Fonte: Pexels

Una nuova ricerca ha scoperto che i pianeti giovani sono strutture appiattite come gli Smarties anziché sferiche

  • Gli astrofisici dell’University of Central Lancashire hanno scoperto che i pianeti giovani, noti come protopianeti, sono appiattiti come gli Smarties poco dopo la loro formazione, contrariamente alla precedente concezione di forma sferica
  • La ricerca si basa su simulazioni al computer della formazione dei pianeti secondo la teoria dell’instabilità del disco, che suggerisce che i protopianeti si formano rapidamente dalla rottura di grandi dischi rotanti di gas denso intorno a giovani stelle
  • Il team ha esaminato le proprietà e le forme dei giovani pianeti, confrontandole con le osservazioni e studiando il processo di formazione dei pianeti giganti gassosi
  • La scoperta ha sfidato le aspettative, poiché i pianeti giovani sono risultati essere sferoidi oblati, una forma appiattita simile a quella degli Smarties
  • La forma appiattita dei giovani pianeti potrebbe influenzare la comprensione della formazione planetaria, suggerendo che la teoria dell’instabilità del disco potrebbe essere più rilevante rispetto al modello tradizionale dell’accrezione del nucleo

 

Gli astrofisici della University of Central Lancashire (UCLan) hanno scoperto che i pianeti hanno forme appiattite come gli Smarties subito dopo la loro formazione, anziché essere sferici come si pensava in precedenza. La ricerca mostra che i protopianeti, che sono pianeti molto giovani formatisi di recente intorno alle stelle, sono strutture appiattite chiamate sferoidi oblati. Il team, dell’Istituto Jeremiah Horrocks per la matematica, la fisica e l’astronomia dell’UCLan, ha utilizzato simulazioni al computer per modellare la formazione dei pianeti secondo la teoria dell’instabilità del disco, che suggerisce che i protopianeti si formano in tempi brevi dalla rottura di grandi dischi rotanti di gas denso che orbitano attorno a giovani stelle.

Seguendo questo approccio, il team ha determinato le proprietà dei pianeti, le ha confrontate con le osservazioni e ha esaminato il meccanismo di formazione dei pianeti giganti gassosi. Si sono concentrati sullo studio delle forme dei giovani pianeti e su come questi possano crescere fino a diventare grandi pianeti giganti gassosi, persino più grandi di Giove. Hanno anche analizzato le proprietà dei pianeti che si formano in una varietà di condizioni fisiche, come la temperatura ambiente e la densità del gas.

Le osservazioni degli studiosi

Il dottor Adam Fenton che ha guidato la ricerca ha dichiarato: “Negli ultimi tre decenni sono stati scoperti molti esopianeti, ovvero pianeti che orbitano attorno a stelle di altri sistemi solari al di fuori del nostro. Nonostante l’osservazione di molte migliaia di essi, il modo in cui si formano rimane inspiegabile. Si ritiene che si formino o per ‘accrezione del nucleo’, cioè per una crescita graduale di particelle di polvere che si uniscono per formare oggetti sempre più grandi su tempi lunghi, o direttamente per la rottura di grandi dischi protostellari rotanti intorno a giovani stelle su tempi brevi, che è ciò che chiamiamo la teoria dell’instabilità del disco. Questa teoria è interessante perché i pianeti di grandi dimensioni possono formarsi molto rapidamente a grandi distanze dalla loro stella ospite, il che spiega alcune osservazioni di esopianeti”.

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Il dottor Dimitris Stamatellos, lettore di astrofisica all’UCLan e co-investigatore, ha sostenuto: “Studiamo la formazione dei pianeti da molto tempo, ma mai prima d’ora avevamo pensato di verificare la forma dei pianeti che si formano nelle simulazioni. Avevamo sempre dato per scontato che fossero sferici. Siamo rimasti molto sorpresi dal fatto che si sono rivelati degli sferoidi oblati, piuttosto simili a degli Smarties!”. La conferma osservativa della forma appiattita dei giovani pianeti potrebbe rispondere alla domanda cruciale su come si formano i pianeti, puntando verso il modello dell’instabilità del disco, attualmente meno favorito, piuttosto che verso la teoria standard della formazione dei pianeti che prevede l’accrezione del nucleo.

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