Perché la tomba del primo imperatore cinese non è mai stata aperta?

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Perché la tomba del primo imperatore cinese non è mai stata aperta?

| 01/01/2024
Fonte: Facebook

Il sovrano dell’esercito di terracotta è sepolto in un mausoleo ancora inesplorato ad oltre quarant’anni dalla scoperta

  • La tomba del primo imperatore cinese Qin Shi Huang, vissuto tra il 246 e il 206 a.C., fu trovata nel 1979 dopo la scoperta dell’esercito di terracotta
  • Il mausoleo in cui è sepolto l’imperatore è ancora inesplorato
  • La tomba è collocata sotto una grande collina. Procedere con uno scavo comporterebbe dei rischi per l’integrità del sito archeologico
  • Attorno al mausoleo è presente mercurio liquido che potrebbe fuoriuscire con gravi danni all’ambiente
  • La tomba resterà sigillata fino a quando non si avranno idonee tecnologie per intervenire in sicurezza

 

L’esercito di terracotta è sicuramente una delle scoperte archeologiche più importanti al mondo. Nel 1974 un contadino cinese, durante lo scavo di un pozzo, trovò delle fosse sepolcrali contenenti soldati in terracotta con armi, carri e cavalli. Era l’esercito dell’imperatore Qin Shi Huang, vissuto tra il 246 e il 206 a.C., ricordato per aver fatto costruire la Grande Muraglia Cinese e per avere riunificato sotto il suo governo l’intera Cina.

I misteri del mausoleo

Le migliaia di statue di terracotta sono collocate ai piedi di una collina sotto la quale giace sepolto l’Imperatore. Se l’area della necropoli è stata esplorata, la tomba di Qin Shi Huang giace ancora intatta da duemila anni ed è destinata a celare ancora per molto i suoi misteri. Le ragioni per cui gli archeologi non hanno mai scavato la collina sono molteplici.

I documenti storici riportano che l’imperatore aveva fatto costruire un’intera città a suo servizio nel viaggio ultraterreno. Il sito, dopo la sepoltura, era stato ricoperto di terra e alberi a formare una grande collina.

Una costruzione imponente

In base al racconto dello storico cinese Sima Qian, vissuto 100 anni dopo la morte di Qin Shi Huang, la costruzione del mausoleo fu un’operazione piuttosto complessa che durò 40 anni e impiegò circa 700.000 uomini provenienti da tutta la Cina. «Sono stati costruiti palazzi e torri panoramiche per un centinaio di funzionari e la tomba riempita con rari manufatti e meravigliosi tesori».

L’area, inoltre era stata concepita in modo tale che chiunque osasse violarla sarebbe andato incontro a morte certa. «Agli artigiani è stato ordinato di costruire frecce che colpiscano chiunque entri nella tomba» riferisce lo storico. Inoltre, secondo il racconto, un grande quantitativo di mercurio liquido scorrerebbe sottoterra. «Il mercurio è stato utilizzato per simulare i cento fiumi, lo Yangtze e il Fiume Giallo e il grande mare, e impostato per scorrere meccanicamente» scrive ancora.

I rischi di uno scavo

Le attuali metodologie di scavo sono alquanto invasive. Intervenire in un’area così complessa significherebbe rischiare di danneggiare il sito o perdere informazioni preziose, come già avvenuto in passato con l’apertura di altre tombe.

Se la presenza e la dubbia pericolosità di frecce millenarie preoccupa marginalmente gli archeologi, non altrettanto invece il mercurio liquido, che è altamente tossico. Studi e rilevamenti hanno accertato la presenza del materiale nel terreno in quantitativi tre volte superiori alla norma. Scavare per arrivare alla tomba comporterebbe il rischio di far disperdere il mercurio con seri danni all’ambiente e alle persone. Le rilevazioni hanno stabilito che il mausoleo si trova a 35 metri di profondità (i guerrieri erano ad una profondità di 3-5 metri). Rimuovere un così ampio quantitativo di terra per arrivare alla tomba dell’imperatore non è certamente impresa semplice, non solo in termini di forza lavoro e finanziamenti, ma anche per il rischio di frane.

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Per ora quindi le meraviglie del mausoleo rimangono confinate ai documenti storici che ne raccontano i particolari fino a quando, in un futuro, le tecnologie di scavo avranno raggiunto un progresso tale che si potrà intervenire garantendo sia l’integrità del sito archeologico che la sicurezza degli operatori e dell’ambiente circostante.

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