Dagli orologi al quarzo agli smartwatch: come il Giappone ha rivoluzionato l’utilizzo dell’orologio da polso

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Dagli orologi al quarzo agli smartwatch: come il Giappone ha rivoluzionato l’utilizzo dell’orologio da polso

| 03/01/2024
Fonte: Pixabay

Ad oggi diventa sempre più indispensabile l’uso dello smartwatch in sostituzione dei classici orologi da polso

  • Il principale Paese produttore di orologi è da sempre il Giappone
  • Con famosi brand come Casio e Seiko, da anni si impone sul mercato dell’industria dell’orologeria
  • Gli smartwatch oggi più acquistati ed utilizzati come orologi da polso sono gli Apple Watch
  • Il primo smartwatch della storia è, secondo molti, il Seiko Pulsar NL C01 del 1982, con solo 24 cifre d’informazione
  • Lo smartwatch ha sancito una vera e propria crisi degli orologi al quarzo, decretando una vera e propria rivoluzione nel campo degli orologi da polso

 

L’avanzamento repentino della tecnologia tocca da sempre vari ranghi ed aspetti della nostra quotidianità. Tra questi, anche il tempo che scorre. L’orologio è una costante della quotidianità di ognuno di noi. Regola da sempre gli orari dei nostri impegni e, proprio grazie al progresso, oggi riesce a supportare anche molteplici nostre attività. Ciò è avvenuto dopo l’invenzione degli smartwatch, gli innovativi orologi da polso che, oltre al semplice cronometraggio e a mostrarti l’ora esatta, è in grado di conferirti altre informazioni anche circa la tua salute come il battito cardiaco e la pressione sanguigna.

Gli smartwatch hanno sostituito definitivamente i classici orologi da polso?

Se c’è un Paese che da sempre capeggia nell’industria dell’orologeria, questo è senza dubbio il Giappone. Con brand famosi e rinomati in tutto il mondo come Casio e Seiko, ha cambiato radicalmente la concezione dell’orologio da polso.

A partire dai primi anni ’70 fino ad arrivare agli anni ’80, l’atteggiamento dei consumatori nei confronti del cronometraggio è decisamente cambiato. Gli orologi da polso meccanici sono passati dall’essere visti come la migliore e unica opzione affidabile nel cronometraggio sempre a disposizione.

Quelli meccanici, però, sono stati pian piano sostituiti e messi in crisi da quelli digitali al quarzo, molto più pratici e preferiti al grande pubblico. L’affidabilità di questi ultimi ha aperto le porte ai più moderni smartwatch. Il primo modello ad aprire le danze dell’era tecnologica degli orologi “computerizzati è stato il Seiko Pulsar NL C01 del 1982, con solo 24 cifre d’informazione.

Il vero “boom” degli smartwatch come orologi da polso, però, si è registrato solo nel 2015, con l’avvento dell’Apple Watch e che ancora oggi, con altri modelli decisamente più economici ma altrettanto valorosi come il FitBit, tengono banco sul mercato dell’orologeria moderna.

Ma quali sono stati gli effettivi orologi “precursori” degli smartwatch e degli orologi da polso moderni? Andiamo a dare un’occhiata!

1. Casio C-80 Calculator Watch (1980)

Chiamato anche “micro computer”, questo orologio ha letteralmente rivoluzionato la concezione dell’utilizzo di questo accessorio da polso. Ricco di funzionalità, con il sistema finger touch (FTS) questo orologio da polso Casio offre un accesso facile e veloce ai tasti. Ha una vera e propria calcolatrice a portata di mano grazie ai numerosi pulsanti di addizione, sottrazione, moltiplicazione e divisione. Oltre all’orario e al cronometraggio, il fruitore può controllare le letture del calendario, il doppio fuso orario e molto altro.

2. Seiko T001 DXA001 (oppure: SEIKO TV Watch) (1982)

orologio da polso smartwatch

Fonte: Twitter

Uscito in Giappone quasi 40 anni fa, il Seiko Tv Watch e dal design ultramoderno, questo orologio ha letteralmente battuto ogni record, guadagnandosi il Guinness World Record come “televisore più piccolo del mondo” nel 1984.

L’orologio era in grado di ricevere sia VHF (frequenza molto alta) che Canali TV UHF (ultra alta frequenza) in grado poi di trasmetterli su uno schermo LCD in bianco e nero da 1,25 pollici. Il tutto in contemporanea alla data e all’ora su un display più piccolo sopra. Unica “pecca” del dispositiva era il ricevitore, dalle dimensioni di un Walkman, da utilizzare per permettere all’orologio di essere alimentato e di ricevere le frequenze.

3. Casio G-SHOCK DW-5000C (1983)

Rilasciato sul mercato nel 1983, la storia del Casio G-SHOCK inizia due anni prima quando Kikuo Ibe, ideatore del modello, fece cadere a terra un suo orologio al quale era molto legato, in quanto regalatogli da suo padre, distruggendolo completamente. Scoraggiato dalla perdita, ideò un modello “indistruttibile”, facendo nascere così il conosciutissimo G-SHOCK, uno degli orologi da polso più acquistati ed utilizzati dagli anni ’80 ad oggi.

Durante la progettazione dell’orologio, Ibe e il suo team hanno seguito un criterio che hanno chiamato il triplo dieci: doveva essere in grado di resistere a una caduta di 10 metri, 10 atmosfere (o 100 M) di pressione dell’acqua e avere una durata della batteria di 10 anni. E questo è esattamente ciò che ha fatto il DW-5000C.

4. Casio PRT-1GPJ “Nave Satellitare” (1999)

orologio da polso smartwatch

Fonte: Facebook

Questo è senza dubbio il principale precursore degli orologi da polso moderni e degli smartwatch in generale. Se al giorno d’oggi app come Google Maps e Waze sono indispensabili per muoverci senza problemi a livello geografico, tempo addietro bisognava rivolgerci a ciò che la tecnologia del periodo metteva a disposizione. Tra questi, spiccava il Casio PRT-1GPJ, il primo orologio al mondo ad avere un sistema GPS integrato. Con una carica completa, la sua autonomia era di circa dieci ore di uso continuo, quindi sorprendentemente simile a quella dei moderni smartwatch.

L’orologio, all’epoca, aveva la capacità di connettersi a circa 27 satelliti targati USA. Una cifra irrisoria, considerando le centinaia di satelliti GPS che orbitano oggigiorno intorno alla Terra e ai quali gli odierni orologi da polso smartwatch riescono a connettersi immediatamente.

5. Citizen Multi Zone 7400-70015C (1993)

orologio da polso smartwatch

Fonte: Youtube

Oltre gli orologi digitali, tra i precursori degli smartwatch troviamo anche i classici orologi da polso a quarzo. Il Citizen Multi Zone 7400-70015C è caratterizzato da una grande bobina d’antenna posizionata in modo prominente proprio al centro del quadrante dell’orologio. È questa antenna visivamente dominante che consente la caratteristica principale del Multizone: il suo pionieristico cronometraggio radiocontrollato.

Nel quadrante delle ore 7 del Multizone si noterà una singolare lancetta circondata da sei segni, tre dei quali sono “EUR”, “UK” e “JPN”. Questi corrispondono a tre torri radio situate a Francoforte, in Germania; Anthorn, Inghilterra e Ibaraki, Giappone.

6. Seiko Quarzo ASTRON 35SQ (1969)

orologio da polso smartwatch

Fonte: Parshop.gq

Senza l’Astron, non solo non esisterebbe nessuno degli altri orologi da polso (smartwatch compreso) in questo elenco, ma il cronometraggio elettronico indossabile, come sappiamo, non sarebbe possibile. Prima dell’Astron, gli orologi da polso erano analogici e meccanici come i motori delle automobili: una serie complessa di molle, ingranaggi e leve.

Fu Seiko a portare sul mercato il primo orologio elettronico al mondo nel Natale del 1969 sotto forma di Astron. Questo orologio, infatti, non assomiglia per niente agli orologi digitali di oggi e del passato. Per i principianti, sebbene fosse alimentato elettronicamente, l’Astron non era tecnicamente digitale: l’ora veniva visualizzata sul quadrante tramite le lancette e gli indici tradizionali anziché tramite le cifre su uno schermo.

Ma, cosa ancora più importante, il suo design e la scelta dei materiali erano materia di pura opulenza. Era quindi il suo sistema interno ad essere prettamente digitale, lasciando ad di fuori un’impostazione del tutto classica e vintage.

Sia gli orologi da polso al quarzo che i digitali hanno gettato le radici per quelli che oggi stanno diventando sempre più indispensabili, ovvero gli impeccabili smartwatch. Nella lavoro, nella vita privata, nello sport, supportano qualsiasi attività dell’essere umano, specie se integrato con uno smartphone.

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E senza i suoi “precursori”, probabilmente, questo non sarebbe mai accaduto

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